Il presidente di Fondazione Italia in Salute: “Andiamo oltre l’emergenza e riacquistiamo una visione strategica”
A seguito dell’emergenza sanitaria ancora in corso, è più che mai necessario continuare a non abbassare la guardia. Non possono esserci deroghe sull’uso delle mascherine, sul rispetto della distanza minima di sicurezza e sull’osservanza delle norme igieniche, a partire dal lavaggio frequente delle mani. Sempre nella consapevolezza che senza un vaccino non potrà esistere il ‘rischio zero’.
Non possono essere vanificati i sacrifici fatti dagli italiani fino ad oggi e bene ha fatto il Governo a scegliere una linea della massima prudenza, come con le misure prese sui voli provenienti dai Paese dove la pandemia è in corso.
La crisi legata al Coronavirus ha messo in luce anche i ‘limiti’ strutturali del nostro Sistema sanitario nazionale. Non imparare la lezione sarebbe un errore imperdonabile. In questo senso quanto messo in campo dall’Esecutivo va nella giusta direzione dal momento che in sette mesi sono stati destinati complessivamente circa 10 miliardi per il settore.
A livello ospedaliero oltre al potenziamento dei posti letto di terapia intensiva e sub-intensiva, si è deciso di istituire ospedali dedicati al Covid. Sul territorio poi, risultato il vero ‘anello debole’ della gestione emergenziale, sono state istituite le Unità speciali di continuità assistenziale (Usca). Entreranno a far parte di queste anche gli psicologi. Si è poi deciso finalmente di puntare sulla figura dell’infermiere di famiglia.
Non sono mancate le misure per il personale: dall’incremento delle risorse per straordinari del personale ospedaliero, indennità contrattuali, produttività e risultato; dal bonus Ecm destinare alle stabilizzazioni del personale precario fino alle risorse destinate a nuove assunzioni. Non sono poi mancate le risorse per il finanziamento di nuovi contratti per la specialistica in medicina. In questo senso mi auguro si riesca a fare ancora di più. Questi giovani, dopo anni di studi e sacrifici, hanno il diritto di potersi specializzare in Italia. Le esigenze di un Servizio sanitario nazionale adeguato alle sfide future passano anche da un investimento importante nel sistema sanitario e universitario.
Non sono mancate alcune pecche nella gestione. I ritardi nella fornitura di adeguati dispositivi di protezione individuale adeguati per il personale sanitario impegnato in prima linea nel contrasto del Covid nei primi mesi dell’emergenza è stato imperdonabile.
Da ultimo, devo rimarcare la necessità di andare oltre l’emergenza, riacquistare una visione strategica. Non possiamo dimenticarci di tutti i problemi del Ssn di cui si discuteva prima del Covid-19. Serve un nuovo piano di investimenti per la sanità. Si dovrebbe per questo motivo sfruttare le risorse messe a disposizione dal Mes. Il rischio altrimenti è che il nostro sistema sanitario venga travolto nel periodo post Covid a causa di tutti i ritardi accumulati in questi mesi su prevenzione e assistenza delle patologie ‘ordinarie’.