Una pasta che non è solo buona, ma lascia al palato un sapore autentico. La pasta del futuro è quella che sa di antico: trafilata al bronzo, essiccata lentamente e prodotta con tecniche artigianali dal piccolo pastificio Prosit. Qui Romeo Aurora e la moglie trasformano le materie prime delle aziende del territorio in pasta.
Quale è la particolarità del vostro pastificio?
Siamo un microlaboratorio vocato al marchio privato che interpreta le più svariate materie prime in purezza creando specialità alimentari fatte con grani duri e grani antichi coltivati in Toscana, anche senza glutine, o con farine di legumi come i ceci. Facciamo piccole produzioni, abbiamo un nostro marchio ma produciamo per aziende terze, anche quelle più piccole: invece di vendere le materie prime ad altri le portano da noi per trasformarle in pasta. Un po’ come fanno i tanti che hanno un campo di ulivi e colgono le olive da soli e poi le portano al frantoio per fare l’olio da usare in famiglia. Noi stiamo impostando il laboratorio per fornire lo stesso tipo di servizio.
Perché avete deciso di candidarvi a Primavera d’Impresa?
Avevamo già avuto un’esperienza alcuni anni fa, presentando un prodotto innovativo: un formato di pasta particolare, le ricciarelle. Ora torniamo presentando non un prodotto, ma un servizio innovativo, come quello che facciamo per le piccole aziende agricole del territorio.
Da quest’anno Primavera d’Impresa diventa anche un progetto di approfondimento che produrrà eventi tematici durante tutto l’anno. A quali temi sareste interessati?
Uno dei temi proposti è legato alla filiera corta e del territorio: è la scarpa che ci calza meglio.