16/03/2018 di Gianluca Testa, InToscana – Non ha ceduto al richiamo delle sirene. Ruggero Barsacchi, informatico, ha scelto di restare nella sua terra e di fondare in Toscana la sua azienda di software (SoftHrod). L’innovazione? Ha il colore di un battito d’ali
Una suggestione che incarna la filosofia di Ruggero Barsacchi, CEO dell’azienda che progetta soluzioni software per la piccola e media impresa. Il tutto con una particolare attitudine all’ambito turistico. Intercettiamo Ruggero a conclusione di un pubblico speech a Larderello. Un paese di 850 anime nel comune di Pomarance, in provincia di Pisa. Ha appena concluso la presentazione di un progetto ambizioso, aggiungendo un tassello essenziale al “VolterraTour” che in estate troverà la sua pubblica definizione.
«Abbiamo realizzato un ecosistema turistico per l’Alta Val di Cecina» spiega l’informatico. Lontani dalle solite logiche promozionali, il progetto prevede tre portali verticali (territorio, escursionismo, cultura) e totem turistici che non siano utilizzati da un singolo visitatore per volta, ma da una moltitudine di utenti. Il tutto attraverso grandi schermi e approfondimenti che passeranno dai device mobili. Uno dei partner è Samsung, mentre al fianco di SoftHrod ci sono altre aziende come Net7 e Crisis. Tutti soggetti che, come l’azienda di Volterra, stanno rendendo possibile la prima edizione del concorso “Primavera d’impresa” (41 partecipanti, premiazione il 21 marzo 2018 a Villa Crastan, a Pontedera).
Perché sviluppare proprio a Volterra un’azienda di sistemi informativi ad alto contenuto tecnologico? «Perché è la mia città». La risposta più vera è anche la più semplice. Ma per Ruggero Barsacchi non è solo un fatto di cuore. «Ho iniziato a lavorare già durante gli anni universitari. Prima da solo, poi, dal 2005, con l’azienda. Non c’è un motivo valido di abbandonare il territorio cui si appartiene solo perché ha qualche mancanza infrastrutturale» ci spiega. «La bellezza di questa terra non me la restituirebbe nessuno. Abbandonare solo per questo sarebbe stupido. In ambito informatico, poi, è possibile lavorare anche a grandi distanze. Le più grandi difficoltà? Quella delle risorse umane. Volterra ha pochi abitanti, non è facile individuare e coinvolgere le giuste specializzazioni. C’ho creduto, c’ho provato. E alla fine i numeri ci danno ragione perché sono sempre cresciuti».
Dei nove collaboratori, sei sono interni. Gli altri lavorano a distanza. Ma tutti si sentono liberi e creativi, proprio come il colibrì che svolazza sulla homepage del loro sito. «Quel video presente sul sito ben rappresenta il motivo per cui siamo rimasti qua. La bellezza è creatività e può nascondersi ovunque. Anche dietro lo schermo di un telefono. La mission – continua il CEO di SoftHrod – è l’innovazione. Andiamo a scovare le ultime tecnologie per applicarle a ciò che è di uso comune».
Un’approccio che trova la sua più evidente declinazione in “Open memo”. «È il nostro principale prodotto» spiega con soddisfazione Ruggero. «Cerchiamo sempre di concepire prodotti polivalenti. Questa piattaforma? Difficile da connotare. In merito alla gestione del lavoro e del team fa tutto quello di cui qualsiasi azienda ha bisogno».
Una funzione che è stata declinata anche nella terapia audioprotesica della sordità per pazienti in età infantile e adulti. Insomma, “Open memo” ha anche la sua versione “parlante” per ottimizzare la gestione di appuntamenti, clienti, collaboratori e apparati tecnologici. «Nel settore non esisteva niente del genere» conclude Ruggero. «Dagli addetti ai lavori, ma non solo, a livello nazionale stiamo riscontrando ottimi risultati. Questo dimostra che anche a Volterra possono trovare forma grandi idee».