Soluzioni e tecnologie per valorizzare al meglio i pregi della canapa sativa. È questo uno degli obiettivi di ARGECO s.r.l.s., start-up innovativa di Giuseppe Vitiello che insieme alla Without Waste Bio-Loop di Pisa ha portato a Primavera d’Impresa un progetto di produzione di carta di canapa.
Come nasce questo progetto?
La canapa sativa è una pianta da cui si ottiene materiale interessante per diversi settori produttivi. La sua coltivazione viene utilizzata anche per gli effetti fitodepurativi sui terreni compromessi che non possono più essere usati per le produzioni agricole, come ad esempio i terreni intorno all’Ilva di Taranto. Inoltre, la sua coltivazione potrebbe aiutare a migliorare la qualità agronomica dei terreni anche intorno al lago di Massaciuccoli. Tramite un processo innovativo di macerazione che abbiamo messo a punto a Pisa siamo in grado di riciclare la fibra di canapa per utilizzarla nell’edilizia biocompatibile e nelle industrie della carta e tessile. Ma siamo sicuri che la canapa può produrre materiali facilmente utilizzabili al posto della plastica, soprattutto per le sue caratteristiche di resistenza e traspirabilità.
Perché avete scelto di candidarvi a Primavera d’impresa?
Come lo scorso anno, quando abbiamo presentato un progetto legato al biogas. Primavera d’impresa è l’occasione per dare visibilità alle nostre attività a favore della green-economy. Inoltre ci consente di illustrare il nostro progetto che è stato anche inserito dalla Regione Puglia nell’ambito dei progetti innovativi finanziati con risorse legate alla promozione della coltivazione della canapa in tale regione.
Quali sono gli aspetti che intendete approfondire attraverso Primavera d’Impresa?
Principalmente tre e sono temi che riguardano tutte le imprese italiane che fanno innovazione, ma che si trovano spesso svantaggiate rispetto alle imprese di altri Paesi. Mi riferisco alle modalità di ottenere finanziamenti per il sostegno ai propri progetti, ai problemi legati alla burocrazia italiana che prevede numerose autorizzazioni per utilizzare materiali classificati come rifiuti quando invece gli stessi sono utilizzabili come prodotti in processi innovativi. Infine c’è il tema della mancata valorizzazione dei progetti innovativi sui mercati esteri, ma è un fatto culturale: le imprese italiane stentano a fare squadra, manca una logica di sistema che invece caratterizza gli altri paesi europei.