Si stava preparando alla Milano Design Week il team della Vegni Design International di Pisa quando lo tsunami del Coronavirus ha interrotto alcune attività. Altre invece sono continuate con lo smart working, con una resa che promette di poter replicare in futuro questa modalità di lavoro. E tra tanta incertezza c’è chi vede in questo periodo complesso la vera opportunità per rinnovare idee e progetti.
L’intervista a Carlotta Vegni.
Come avete affrontato il periodo del lockdown?
Lavorando nel campo del design del mobile e dell’arredamento d’interni ci stavamo preparando alla Milano Design Week di aprile, avevamo appuntamenti con possibili clienti asiatici.
Quando è arrivata la notizia che questa fiera sarebbe stata cancellata, abbiamo iniziato a capire che eravamo di fronte a un evento epocale, e che la situazione non si sarebbe risolta in breve tempo.
Abbiamo scelto di lavorare da casa già con l’inizio di marzo per salvaguardare un po’ tutti. Non era il caso di contribuire al contagio, ho continuato ad andare in studio solo io.
A Pisa la situazione è sempre stata tranquilla, siamo riusciti in questo periodo a dedicare più tempo ai lavori in corso, coccolandoci di più i clienti.
Faccio parte di un paio di gruppi di lavoro, uno dei quali è BNI, un network in cui gruppi di imprenditori fanno referral marketing riunendosi ogni settimana e facendo affari in un modo innovativo. Le riunioni settimanali sono diventate online da marzo, e ci sono stati degli affari generati anche da questo canale anche nei mesi di cosiddetto stop.
Ci siamo dedicati al nostro brand e a come poterlo sviluppare anche sul web (noi lavoriamo ancora al 100% offline e nella maggior parte con il passaparola), ma soprattutto alla formazione personale e professionale e alle relazioni. Abbiamo lavorato pensando non al solo fatturato ma a immaginare il nostro futuro.
Come l’hanno vissuta i suoi dipendenti?
I nostri collaboratori hanno lavorato da casa, abbiamo preferito fare così per la sicurezza di tutti anche prima del lockdown, ci sembrava giusto tutelarli.
Hanno dovuto trovare uno spazio in casa in poco tempo anche se per alcuni avere un’area dove potersi concentrare senza distrazioni è stato problematico. In poco tempo con l’aiuto della tecnologia abbiamo trovato un modo nuovo di lavorare, gli orari erano ridotti ma devo dire che dopo una prima fase in cui ci siamo tutti riorganizzati e andavamo un pochino più lenti alla fine l’umore era alto come al solito e il ritmo è stato ripreso. La resa è stata notevole, e in futuro possiamo prevedere l’home working: sicuramente questa esperienza aprirà nuovi scenari nelle metodologie di lavoro, sia negli uffici e nelle attività aperte al pubblico, sia nel lavoro da casa.
Avete riconvertito in qualche modo la vostra attività?
Noi siamo uno studio di progettazione d’interni e di design di prodotto, per cui ci siamo dedicati ai nostri clienti per dargli un supporto nella fase di riorganizzazione degli spazi dove era necessario. Con le aziende del mobile con cui stiamo lavorando stiamo ideando dei progetti innovativi. Ci siamo concentrati sulle nostre persone, collaboratori, clienti, fornitori per aiutarli come potevamo, abbiamo dedicato tempo alle relazioni, che per noi sono molto importanti. Ho seguito molte realtà e ho apprezzato veramente molto il reinventarsi: questa è una cosa da italiani, siamo creativi, qualcosa ci inventiamo sempre, non seguiamo schemi e procedure, troviamo sempre un piano B.
Come sta andando nella fase 2 dell’emergenza?
In questa fase siamo ripartiti con il lavoro dallo studio con i dovuti accorgimenti, fortunatamente siamo in pochi in uno spazio ampio, ognuno ha la sua scrivania in un open space ma con delle separazioni tra una postazione e l’altra, non abbiamo dovuto ricorrere a particolari accessori.
I visitatori che hanno bisogno di portarci nuovi materiali vengono solo su appuntamento e la maggior parte dei lavori che avevamo sospeso a causa del lockdown sono ripresi.
Per alcuni lavori c’è molta incertezza, la gente è più cauta, riflette molto, il nostro è un lavoro che viene richiesto sulla scia di un entusiasmo che a molti ancora non è tornato, ma qualcuno è rimasto focalizzato e in alcuni casi casi gli imprenditori hanno messo tra le priorità lavori per risolvere esigenze pratiche ma anche per un ritorno di immagine e di brand, oggi è necessario presentarsi in un certo modo in un mondo in cui l’offerta è ampia e l’azienda deve far colpo in poco tempo, come qualcuno disse “non c’è una seconda occasione per fare una prima buona impressione”.
Quali sono le prospettive per il futuro?
Credo che questo evento, che spero sia in fase di risoluzione, sia servito più o meno a tutti. Parlo di chi è riuscito a coglierne degli aspetti positivi, di nuova consapevolezza, nuovi spunti, nuovi modi di fare impresa. È nella difficoltà che si cresce.
È stato un periodo molto sfidante, ma noi cerchiamo di pensare sempre alle opportunità invece che alle mancanze e ai problemi, credo che ora si stia assistendo ai primi segni di una nuova rivoluzione, è interessante vedere come le persone si reinventano e crescono grazie all’idea nata da una situazione difficile, che magari gli dà l’opportunità di fare quel salto che non avrebbe mai fatto.
Il settore del mobile e dell’arredamento è un settore che finalmente ripartirà con nuovo slancio e nuove idee, c’è bisogno di una bella ventata di novità ma vedremo a che ritmo, le idee sono tante, stiamo parlando con diverse persone di nuovi progetti.
(credits photo Nicola Ughi)